“Fare sport, giocare a calcio per il giovane calciatore “è come salire sulle spalle del gigante”
"INNO ALLO SPORT"
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Lo sport migliora le persone
Oggi narcisismo e individualismo permeano sempre più profondamente la cultura, la vita quotidiana, l'educazione e le relazioni interpersonali. Anche il mondo dello sport non è immune da questa tendenza. Allenatori, società e settori giovanili sono spesso spinti a inseguire obiettivi, capita spesso anche nelle squadre della attività di base dilettantistiche, al primo posto l'affermazione personale e la vittoria a ogni costo, sacrificando i valori autentici su cui lo sport si fonda. Questa modalità promuove una ricerca ossessiva di successi e riconoscimenti, dove l'apparenza, la superficialità prevalgono sull'etica. In un simile contesto, i giovani vengono privati della possibilità di vivere lo sport come un’esperienza autentica e serena. La vittoria diventa l’unico traguardo, assumendo un valore assoluto che compromette i principi genuini dello sport. Questa deriva non risparmia nemmeno le attività sportive di base e dilettantistiche, dove i valori fondanti dello sport vengono progressivamente accantonati. Anziché promuovere ideali sani e autentici, lo sport viene strumentalizzato dall'ossessione per il successo. Nei settori giovanili, questa mentalità si traduce in pratiche selettive aggressive e in un’eccessiva attenzione a trofei, risultati e alla ricerca del "campione". Il risultato? Si perde il vero significato del gioco: un’opportunità di crescita personale, condivisione e sviluppo, lontano dalle pressioni del risultato. Per me, lo sport è molto più di un’attività fisica. È un’occasione preziosa per affrontare le proprie insicurezze e superarle, per gestire con equilibrio situazioni ansiogene spesso legate a competizioni esagerate. Invece, quando la competizione, il rischio e l’incertezza vengono vissuti con consapevolezza e misura, senza cedere a pressioni irrealistiche, anche l’ansia può trasformarsi in un’opportunità per crescere interiormente e conoscere meglio sé stessi. Le regole, il rispetto reciproco e la passione sincera rappresentano i pilastri fondamentali su cui lo sport costruisce e arricchisce la personalità. Credo fermamente che lo sport debba essere una parte centrale nel percorso di crescita di ogni giovane. Non è solo uno strumento per migliorare il benessere fisico e mentale, ma anche una chiave per costruire un futuro equilibrato e ricco di soddisfazioni. Praticare sport, come giocare a calcio, significa imparare a vivere in armonia con sé stessi, scoprendo il valore del sano agonismo. Purtroppo, però, questo potente messaggio educativo viene spesso distorto dall’intervento degli adulti, che, consapevolmente o meno, tradiscono i valori originari dello sport. Così, principi fondamentali come il divertimento, la collaborazione e la crescita personale vengono sopraffatti da pressioni e tensioni ingiustificate. Lo sport è anche una scuola di democrazia. Come cantava Giorgio Gaber, “La democrazia è partecipazione”, e lo stesso vale per lo sport. Tuttavia, negli ultimi anni si è diffusa una cultura del “giocatore furbo”, attento più a simulazioni e a richiami arbitrali che a comportamenti corretti. Questa spettacolarizzazione eccessiva alimenta falsi valori e un clima di scarsa serietà, oscurando il vero significato dello sport. Partecipare dovrebbe essere un cammino di crescita, inclusione e autenticità, oltre che un’occasione di divertimento. Giocare a calcio – o praticare qualsiasi sport – dovrebbe servire anche come valvola di sfogo fisico e mentale, ma le tensioni e le esasperazioni introdotte da un contesto competitivo distorto destabilizzano giovani giocatori, che imparano a vivere la sconfitta o l’errore come fallimenti. Questi cambiamenti hanno contribuito a generare nervosismo e insoddisfazione. Penso, ad esempio, alle vicende legate al mondo del calcio professionistico. Prendiamo il caso della Juventus, che in questa stagione ha già esonerato l’allenatore, arrivando così a pagare due stipendi ad allenatori per incarichi non più ricoperti, per me è incredibile!
Questo è solo un sintomo di un sistema che, anche ai più alti livelli, fatica a trasmettere valori positivi. Il calcio professionistico, così come lo sport in generale, non sembra vivere un momento felice. Io credo che vincere non sia tutto. Prepararsi con impegno, dare il massimo e saper accettare le sconfitte sono i veri insegnamenti dello sport. Non dimentichiamoci che lo sport – così come il calcio – rappresenta una metafora della vita reale. Tuttavia, oggi, lo sport e la società stessa lanciano segnali preoccupanti, promuovendo valori discutibili e contrari ai principi autentici dello sport. È urgente riscoprire e preservare il vero spirito sportivo: quello che insegna a crescere, a rispettare sé stessi e gli altri, e a gioire del percorso, non solo del risultato. Uno dei ricordi più preziosi della mia giovinezza è legato al calcio di strada. A metà degli anni '70, ebbi la fortuna di scoprire la mia passione per questo sport grazie a quelle partite improvvisate. Giocavamo ovunque, senza limiti: per strada, all’oratorio, nei giardini, sotto i portici e persino nei prati. Bastava un qualsiasi spazio libero perché il gioco prendesse vita. Lo facevamo per il puro piacere di divertirci, emulando i campioni che vedevamo in televisione. Quella spensieratezza ha accompagnato ogni fase della mia vita, sia come giocatore che come allenatore. Forse è stata proprio questa leggerezza il mio punto di forza: non ricordo sconfitte amare o esperienze particolarmente negative. Ripensandoci, credo che quegli anni, così pieni di entusiasmo e libertà, mi abbiano donato un profondo equilibrio e una serenità interiore, elementi che hanno plasmato la mia personalità e segnato il mio percorso di crescita. Considero lo sport e in questo caso il calcio il primo educatore che va incontro a desideri e favorisce l’autoefficacia, l’autonomia ed è portatore sano di valori importanti per la crescita e il mantenimento della persona. Oggi, osservando il calcio moderno e il modo in cui molti settori giovanili, anche dilettantistici, lo vivono, non posso fare a meno di sentire una certa preoccupazione per il futuro. I valori sportivi, a volte, sembrano cedere alle pressioni e alle dinamiche della società attuale, influenzando non solo lo sport, ma anche la nostra vita quotidiana. Nell'attività di base, il gioco riveste un ruolo fondamentale poiché, per il giovane giocatore, rappresenta una vera e propria attività biologica finalizzata, assolutamente necessaria e utile per ripristinare l'equilibrio neuro-dinamico attraverso lo scarico motorio. Questo processo consente di abbassare significativamente e liberare in modo efficace il "surplus" energetico di tensioni derivante dallo stress accumulato, aiutando a ristabilire un livello bilanciato, funzionale e ottimale di attivazione nervosa. Giocare a calcio, fare sport, sia come pratica sportiva individuale che come attività collettiva, ha dimostrato di migliorare in maniera significativa il benessere legato alla salute psicologica: questi vantaggi, ampiamente documentati, includono la prevenzione di alcuni disturbi dell’umore come la depressione, il potenziamento del sistema immunitario e una notevole riduzione della percezione soggettiva dello stress quotidiano. Se, tuttavia, nell'attività di base viene inserito poco o insufficiente GIOCO, si corre il concreto rischio di saturare troppo rapidamente l'interesse naturale del giovane e, di conseguenza, di compromettere in modo evidente e altrettanto rapido la sua fondamentale motivazione. Non è un segreto che stiamo vivendo un momento di crisi nei processi educativi. Tuttavia, lo sport, se gestito in modo efficace dal punto di vista educativo, potrebbe diventare un potente strumento per trasmettere ai giovani valori fondamentali per la loro crescita. Purtroppo, assistiamo sempre più spesso a una comunicazione frammentata e disorientante. In molte attività di base, si è eretto un muro che sembra scoraggiare la dimensione educativa ed etica dello sport. Troppo spesso, si cede alla tentazione di trasformare la pratica sportiva in un fine a sé stesso, promuovendo una visione quasi "anarchica". Questo approccio induce giovani e genitori a credere che l’unico obiettivo dello sport sia la ricerca spasmodica del risultato a tutti i costi o l’affermazione personale, distorcendo così i principi educativi e i benefici formativi che lo sport dovrebbe rappresentare. Al contrario, mai come oggi è essenziale comprendere l’enorme impatto che lo sport può avere sui giovani. Non solo come strumento di crescita personale, ma anche come elemento chiave per il miglioramento delle condizioni sociali attuali. Stiamo sottovalutando il potenziale che lo sport ha nel formare i cittadini del futuro e nel contribuire a creare una società più equilibrata e consapevole.
Ho sempre creduto che lo sport non sia solo un mezzo per formare l’atleta, ma soprattutto uno strumento per costruire la persona. È un collante che unisce crescita individuale e collettiva, ed è proprio questo valore che dobbiamo custodire e trasmettere alle nuove generazioni. Sebbene oggi sembri che questi principi siano in secondo piano, sono convinto che torneranno a occupare il posto che meritano. I valori sani dello sport non possono essere ignorati o, peggio, soffocati. È solo questione di tempo: un giorno, ne sono sicuro, torneranno a guidare non solo lo sportivo, ma anche la società. Mi piace pensare che lo sport ancora assolva al suo compito originario, e cioè accogliere, integrare, allenare alla vita oltre che all'insegnamento della tattica .Promuovendo un utilizzo più consapevole ed efficace delle risorse disponibili e della comunicazione, lo sport può tornare a occupare un ruolo centrale nell'educazione e nello sviluppo socio-culturale. Grazie alla sua grande visibilità, lo sport ha il potenziale per amplificare i benefici per la comunità, diventando un potente strumento di inclusione e crescita sociale. Un passo concreto in questa direzione potrebbe essere rappresentato dalla diffusione di iniziative, ad esempio nelle attività di base calcistiche, basate sul modello “sport per tutti”, che punta a rendere l’attività sportiva accessibile e inclusiva per chiunque. Deve riappropriarsi della sua antica funzione: essere un mezzo fondamentale per raggiungere importanti obiettivi sociali e contribuire al benessere collettivo. Giocare a calcio per il giovane dovrebbe essere un “luogo” della ricerca di se stessi, dell’incontro con i propri limiti, della volontà di superarli per esaltare le proprie potenzialità, riportando al centro del programma la formazione e non il rendimento. Tra le molteplici funzioni dello sport, la sua gestione dovrebbe puntare soprattutto a quella di avere un potenziale educativo. Lo sport, infatti, offre straordinarie opportunità per favorire la crescita delle giovani generazioni, valorizzando i suoi insegnamenti e i suoi valori. Come ho già detto, riflette in modo autentico la realtà della vita: fatica, lotta, sofferenza, rabbia, impegno, rispetto, resilienza, confronto, sconfitte, ma anche gioia, soddisfazione per i progressi, condivisione e il piacere di vivere l’esperienza unica del gruppo squadra. Il suo valore va ben oltre il campo di gioco, abbracciando dimensioni educative, sociali e culturali, trasformandolo in uno strumento fondamentale per la formazione integrale del giovane atleta. Questo modello agisce in modo discreto, mettendo al centro il gioco e il benessere del giovane atleta-persona. La pianificazione a lungo termine è focalizzata sulla crescita della personalità del giocatore, guidata dai veri e positivi valori dello sport. Quando l’insegnamento è supportato da intenti educativi autentici, lo sport diventa un potente mezzo di crescita e formazione. Tutti questi obiettivi possono essere raggiunti "invertendo la rotta"e riscoprendo il profondo valore dell’educazione nel suo insieme e il grande potenziale formativo intrinseco nello sport. In altre parole, lo sport può essere tutelato solo attraverso l’educazione, mentre l’educazione può trarre enormi benefici dalle risorse uniche che la pratica sportiva offre, promuovendo la crescita non solo delle nuove generazioni, ma di tutta la società. Lo sport ha da sempre un ruolo fondamentale nella formazione e nella crescita personale dei giovani. Tra questi, solo pochi diventano campioni, ma la maggior parte trova nello sport un’ispirazione per crescere, maturare e diventare futuri cittadini onesti del nostro Paese, in altri termini diventano campioni nella vita. La crisi dell'educazione, sia nello sport che nella società, è un fenomeno evidente e sempre più attuale. Gli allenatori che comprendono l'importanza dell'educazione come parte integrante dei loro metodi di allenamento si trovano a dover affrontare la sfida di bilanciare obiettivi sportivi ed educativi. I rapidi cambiamenti sociali hanno messo in discussione i modelli educativi tradizionali, spingendoci a riconsiderare i loro valori fondamentali. Ma per fortuna i valori educativi della sport sono indelebili!
Nonostante spesso vengano trascurati, questi modelli continuano a rappresentare una base solida e senza tempo. Il mio desiderio è che possano restare una guida preziosa per il futuro dell'educazione, mantenendo il loro ruolo centrale sia nelle attività di base dilettantistiche del calcio che in altri sport.
Uno degli errori più comuni è pensare che educare attraverso lo sport sia un processo automatico. Si tende a credere che il semplice fatto di far parte di una squadra sportiva basti a trasmettere valori e insegnamenti di vita ai giovani. In realtà, il vero motore educativo risiede nel ruolo degli allenatori e degli adulti di riferimento. Attraverso il loro esempio, la loro esperienza e la loro competenza, questi possono guidare i ragazzi nell'apprendimento di principi essenziali come la lealtà, il rispetto delle regole, la collaborazione e la costante ricerca del miglioramento personale.
Oggi, purtroppo, assistiamo a una preoccupante perdita di questi valori, spesso dovuta alla mancanza di professionalità e alla scarsa attenzione nell'utilizzo di metodologie educative mirate. Tuttavia, c'è ancora speranza: con l'impegno adeguato, possiamo invertire questa tendenza e restituire allo sport il suo ruolo di potente strumento educativo. Non dobbiamo dimenticare che, se accompagnato da una corretta guida educativa, lo sport possiede un immenso potenziale formativo. Può insegnare ai giovani valori sociali fondamentali, oggi sempre più fragili, come la fiducia nel futuro, il senso di responsabilità, il rispetto della legalità, l'accoglienza della diversità, la cooperazione, la solidarietà e il vivere insieme secondo i principi della democrazia e del fair play.
Inoltre, lo sport può essere una risposta alle domande profonde che le nuove generazioni si pongono sul senso della vita, il suo orientamento e la sua direzione. Attraverso lo sport, possiamo contribuire a formare cittadini consapevoli, responsabili e capaci di affrontare le sfide del domani.Termino affermando che educare con lo sport richiede, quindi, una chiara progettualità, una forte intenzionalità educativa, un metodo educativo ben strutturato ed educatori all’altezza del ruolo, sempre consapevoli, competenti e adeguatamente preparati.
Grazie mille
Misterezio
I prossimi 3 video di seguito sviluppano il post "INNO ALLO SPORT"
BUON ASCOLTO
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