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"Allenare nella attivita' di base ..."

Oggi voglio condividere un pensiero tratto dal libro "Allenatore di calcio" di Marco Bruno. In particolare, c’è una citazione a pagina 29 che ha catturato la mia attenzione e che sento di condividere pienamente. Questa frase rispecchia profondamente la mia visione e filosofia: sottolinea quanto sia delicato, e troppo spesso sottovalutato, allenare nella attività di base. Inoltre, evidenzia quanto sia cruciale la responsabilità del mister nella scelta dei metodi di allenamento e nella comunicazione con i ragazzi. È davvero sorprendente come alcune citazioni possano penetrare così profondamente nella realtà, risuonando con i nostri pensieri più autentici. In questo caso particolare, l’autore è riuscito a esprimere con parole ciò che io, da tanto tempo e spesso a costo di risultare antipatico, ho cercato di comunicare con convinzione. Sono fermamente convinto che queste verità non dovrebbero mai essere taciute o ignorate, ma condivise con coraggio e sincerità.

 

Nonostante i progressi nei metodi di allenamento, supportati dai continui aggiornamenti nella letteratura calcistica e scientifica, molte attività di base nei settori giovanili sembrano ancora orientate esclusivamente alla ricerca del risultato a ogni costo, del rendimento immediato o del talento straordinario. L'obiettivo principale appare ridotto all'accumulo di trofei da esibire su uno scaffale, trascurando l'importanza di formare il giocatore prima di tutto come persona. Si dimentica che, nelle attività di base, indipendentemente dallo sport, il vero fulcro deve essere il piacere di giocare e la soddisfazione personale. Solo in questo modo si può alimentare una passione genuina e duratura per lo sport, calcio compreso. 

CONCLUSIONI

Termino il mio pensiero facendo una riflessione: nel calcio professionistico e in molti club, vincere è il principale obiettivo di ogni programma. Pur essendo professionisti, non sono comunque convinto che questa filosofia possa valere per tutti. A maggior ragione, nell’attività di base giovanile dilettantistica, dovrebbe prevalere il ruolo di accompagnare la crescita del giovane, sia dal punto di vista calcistico che personale, evitando metodi improvvisati e spesso orientati esclusivamente alla ricerca (quasi ossessiva) della vittoria, che rischiano di compromettere la crescita personale del ragazzo. Ho visto con i miei occhi in molte attività di base che molta mancanza di conoscenza, però accompagnata da posizioni ferme da metodi di allenamento che nella nostra società e con i giovani non ha più valore. Devo dire con convinzione che siamo ancora molto legati a metodi vecchi, spesso autoritari e basati su approcci deduttivi e direttivi, imposti da regole. Questo va contro uno dei principi fondamentali del calcio, cioè l’imprevedibilità. Parliamo di un gioco (il calcio) che non è mai lineare e che è impossibile schematizzare completamente.  È innegabile che in molte aree si sia registrato, negli anni, un calo del numero di società sportive, con conseguente riduzione delle attività di base. Questo dato rappresenta un segnale importante che dovrebbe indurci a una riflessione approfondita. Inoltre, ritengo che le società, pur essendo di natura dilettantistica, dovrebbero mettere maggiormente l’accento sullo sviluppo delle competenze dei propri allenatori nelle attività di base, piuttosto che focalizzarsi esclusivamente sui risultati a breve termine. È fondamentale riconoscere che il ruolo del mister è molto più complesso di quanto possa immaginare un giovane volontario o un pensionato impegnato in questa funzione, e richiede un insieme articolato di competenze professionali. Ad esempio, nel calcio moderno, durante la partita si basa spesso sul duello uno contro uno e sulla capacità di affrontare il confronto diretto in diverse zone del campo. Per questo motivo, il dribbling sta tornando molto importante, così come la capacità di marcare efficacemente. Tuttavia, mi è capitato frequentemente di ascoltare allenatori di squadre di attività di base che rimproveravano i giocatori se tentavano di superare l’avversario con il dribbling, e ancora di più se non riuscivano a farlo. Due pesi e misura diverse. E’ assurdo continuare a valutare un mister in base alle vittorie e dai trofei che vince. Sono altre le considerazioni da fare... Allenatori non si nasce, si diventa con l'esperienza e con lo studio e continuo aggiornamento.

 

Nel video qui sotto, riporto la risposta di Renzo Ulivieri, presidente dell'AIAC, in cui presenta uno dei punti chiave del programma del suo prossimo mandato. La dichiarazione è tratta dal periodico ufficiale "L'Allenatore". Buona visione!